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Zeffirelli gli anni alla Scala

di Vittoria Crespi Morbio
Saggio di Vittoria Crespi Morbio, La grandeur di un teatro popolare
Testi di Dominique Meyer (Introduzione), Riccardo Chailly (L’umanità del melodramma), Vittoria Crespi Morbio (Zeffirelli. Gli anni alla Scala), Emilio Sala (Zeffirelli regista lirico tra la scena e lo schermo), Paolo Besana (Intervista a Plácido Domingo), Mattia Palma (L’eredità di Zeffirelli. Intervista a Mario Martone), Andrea Vitalini (Franco Zeffirelli alla Scala), Vittoria Crespi Morbio (Il teatro, una grande famiglia)
Edizione Teatro alla Scala, Milano 2022
Edizione italiana, pp.128

Un secolo dalla nascita di Franco Zeffirelli (Firenze, 12 febbraio 1923 – Roma, 15 giugno 2019) è l’occasione per sottrarre la figura del regista alla cronaca, di cui fu un protagonista culturale, e per indagare il senso del suo operato nella storia.

Zeffirelli ha rappresentato l’esempio di un teatro musicale mai rivolto a un’élite colta o abbiente, capace invece di catturare un pubblico ampio e popolare grazie alla spettacolarità dei suoi allestimenti e alla fusione, davvero pionieristica, di opera lirica, televisione, cinema. Con lui il melodramma è uscito dalla nicchia tradizionale e ha reclamato la posizione che gli compete storicamente, di patrimonio condiviso da tutti. Il senso più compiuto del suo lavoro risiede probabilmente in questo risultato. Fu il primo (e l’ultimo) regista d’opera il cui nome fosse noto a tutti gli italiani, anche a quelli che mai erano entrati in un teatro.

La collaborazione di Zeffirelli con la Scala copre più di mezzo secolo ed è emblematica perché ci permette di seguire lo sviluppo stilistico dell’artista, cresciuto alla scuola di Luchino Visconti sia sul palcoscenico sia sul set cinematografico, ma rapido nello svincolarsi dal modello per perseguire una linea tutta sua.

Il teatro musicale di Zeffirelli ha raggiunto milioni di spettatori nel mondo. Sicuramente nessun regista d’opera ha mai coinvolto un pubblico così vario e così vasto.